Un progetto dedicato alla gestione della plastica dopo il suo utilizzo

A cura di Sabino Montenero

Parliamo di plastica. Prima della sua comparsa i sistemi per contenere, conservare e trasportare i prodotti necessari alla nostra quotidianità presentavano problemi di capacità, igiene e durata. La plastica ha certamente risolto tali difficoltà divenendo essenziale, in quanto garantiva vantaggi di stabilità, leggerezza e igiene. Dove nasce il problema? Dalla dispersione e degradazione nell’ambiente per la cattiva gestione del post-consumo e dello scarso o inesistente senso civico. Pensiamo alle macroplastiche che si accumulano nelle nostre città, nei fiumi e nei mari, le quali provocano gravissimi danni all’ambiente. Pensiamo anche sia ai danni causati dalle microplatiche alle mucose respiratorie e digerenti degli esseri viventi che le ingeriscono o anche solo inalano, sia al traffico illegale dei rifiuti con quel che ne deriva. 

Per molti anni, per ragioni di servizio rotariano, sono stato in Benin, un Paese dell’Africa sub-sahariana sul Golfo di Guinea. Ho potuto assistere alla crescita del Paese, uno sviluppo per nulla attento all’ambiente. La plastica una volta utilizzata produce in quel Paese danni di elevata criticità: 

  • Distruzione della fauna, in quanto gli animali ingeriscono la plastica 
  • Impermeabilità del suolo, causato dalla dispersione e sedimentazione del materiale che diventa gradualmente parte della composizione dei suoli riducendo così la fertilità dei terreni, la quale è anche aggravata da una riduzione del riempimento delle falde acquifere
  • Degradazione della qualità dell’aria, a causa della combustione incontrollata e della liberazione nell’aria di gas tossici e cancerogeni come furani e diossine 
  • Ostruzione delle condutture delle acque reflue che, di conseguenza, provoca inondazioni o ristagno che diventa fonte di contagio di gravi infezioni
  • Degrado paesaggistico

Nasce da qui il progetto Africa Plastic Free del Distretto Rotary 2120. Con il Governatore Giuseppe Seracca Guerrieri e con il Prof. Placide Cledjò dell’Università di Abomey Calavi del Benin è stato realizzato un progetto di utilizzo della plastica dopo essere stata impiegata. Un primo importante passo che pone le basi a un’iniziativa più ambiziosa per portata e sostenibilità. Gli obiettivi sono aiutare la comunità di Cotonou a eliminare non meno di 5.000 tonnellate di rifiuti in plastica al mese, ridurre l’inquinamento invasivo, sensibilizzare la popolazione sulla buona gestione dei rifiuti in plastica e sulle tecniche di raccolta efficace attraverso raccoglitori diffusi sul territorio. Oltre a queste sfide troviamo anche la creazione di economia e lavoro in grado di durare nel tempo, lo sviluppo di competenze di raccolta, selezione e imballaggio dei rifiuti di plastica, il sostenimento di tecniche di intervento nella raccolta, stoccaggio e trasformazione dei rifiuti in plastica, la replica del progetto in altre aree geografiche e la realizzazione di un centro di stoccaggio, di selezione e di ricondizionamento delle plastiche.Un impegno importante e lungimirante quello del Distretto 2120 del Rotary. Dobbiamo trasformare il nostro servizio da volontariato emozionale in volontariato imprenditoriale. Infatti dobbiamo concentrarci su progetti che abbiano un impatto duraturo sul territorio e sulle popolazioni, con attenta e puntuale sostenibilità di questi, attraverso la conoscenza dei cambiamenti sociali e delle nuove abitudini di vita, lo sviluppo e il sostegno della cultura imprenditoriale, la tutela dell’ambiente e il sostegno delle politiche correlate.

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