Un nuovo capitolo per il programma

– A cura di PierMarco Romagnoli e Daslav Brkic

Il Programma Aquaplus, realizzato attraverso l’Associazione Aquaplus, ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita di popolazioni rurali disagiate ovunque nel mondo: questo è possibile ottenerlo non solo fornendo acqua pulita, bene indispensabile, ma anche insegnando alla popolazione, oggetto dell’intervento, un utilizzo ottimale del suo territorio, aiutandola a realizzare unità di trasformazione dei prodotti agricoli coltivati così da renderli vendibili sul mercato e conseguire un reddito economico.
Obiettivo irrinunciabile del Programma Aquaplus è conseguire nei suoi progetti risultati sostenibili e duraturi, questo si può ottenere solo con la motivazione, l’educazione e il coinvolgimento della popolazione destinataria di ogni progetto. Dopo gli interventi ad Haiti e in Tanzania, una popolazione agricola particolarmente disagiata che ha catturato la nostra attenzione è stata quella del Sud Sudan, nei pressi della capitale Giuba, costituita prevalentemente da profughi in cerca di sicurezza dal conflitto che a lungo ha devastato il Paese. Infatti il Sud del Sudan, prevalentemente cristiano, si è affrancato dal Sudan musulmano dopo una lunga guerra di liberazione e si è costituito in stato indipendente nel 2011. Ma è subito iniziata una contrapposizione tra le varie etnie del Paese per il controllo del Governo che in alcune zone e per alcuni periodi si è trasformata in guerra civile. È normale vedere mandriani che proteggono armati di mitra i propri animali.

Le due principali etnie contrapposte sono i Dinka, prevalentemente allevatori, e i Nuer, prevalentemente agricoltori. Come Programma Aquaplus, in collaborazione con il Rotary Club di Giuba, abbiamo inizialmente individuato due villaggi, Mulubor e Peiti, nell’ area di Jebel Lado nei pressi di Giuba, dove ci siamo resi conto che la popolazione non solo ha bisogno di acqua sana (attualmente attingono l’acqua dal Nilo, infestato di coccodrilli), ma deve anche imparare a utilizzare al meglio il proprio territorio, trattandosi prevalentemente non di autoctoni, ma di sfollati sfuggiti ai conflitti tribali. Nella sua prima fase il progetto Aquaplus porterà acqua potabile a una popolazione di circa 7.000 abitanti. Il progetto prevede la perforazione di due pozzi, uno per villaggio, nei siti individuati da uno studio geofisico eseguito dalla società locale di buon livello tecnico Focus for General Trading & Construction Company Ltd., con il supporto del know-how degli studi dell’ing. Beatrice Majone e dell’ing. Carlo Cerutti, entrambi soci rotariani. Verranno poi costruiti due impianti per il pompaggio, la purificazione e la distribuzione dell’acqua potabile attraverso fontane costruite nei villaggi. Le pompe saranno alimentate da un sistema di pannelli fotovoltaici. La presenza di serbatoi ovvierà alla naturale intermittenza della generazione di energia elettrica ottenuta da impianti solari. Naturalmente, i fattori critici di questo progetto, che lo possano rendere sostenibile e duraturo, oltre a un’accurata progettazione e realizzazione, sono la manutenzione e la gestione. Per questo è prevista la creazione di un consorzio gestito dalla popolazione utente, con il supporto del Rotary Club di Giuba, che venda l’acqua a un prezzo contenuto, che però consenta la creazione di un fondo per la manutenzione dell’impianto e l’acquisto dei materiali di consumo. Il training della popolazione all’igiene personale e all’alimentazione sono elementi essenziali e imprescindibili di questo progetto e saranno oggetto di iniziative apposite.
I fondi per questa prima fase del progetto provengono da Regione Lombardia, dalla NGO Edodé Onlus, dai Distretti 2041 e 2042 e rispettivi Club e da due Club USA, e saranno integrati in un Global Grant in corso di preparazione.

Negli ultimi due anni abbiamo avuto un rallentamento di questo progetto, a causa non solo del Covid-19, che pure è una criticità tuttora presente anche nel Sud Sudan, ma anche per una eccezionale esondazione del Nilo proprio in quest’area, intorno alla capitale, che, oltre a impedire la perforazione dei pozzi, ha obbligato parte della popolazione a traferirsi per molti mesi in luoghi più asciutti. Una volta avviata la realizzazione della prima fase, fornire acqua sana, si passerà alla seconda fase caratteristica di ogni progetto Aquaplus: insegnare alla popolazione un utilizzo ottimale del proprio territorio, attività particolarmente utile dove la popolazione è in gran parte costituita da sfollati con mestieri diversi dal contadino. E sarà anche importante una terza fase, la creazione di unità di trasformazione dei prodotti agricoli per consentirne la vendita e la creazione di un reddito.

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