I volti della professionalità: spazio all’impegno dei soci rotariani nel mese dell’azione professionale.

Un professionista affermato entra nel Rotary: quando e perché?
Il mio impegno professionale è sempre stata la Ginecologia Endocrinologica, che comprende argomenti di ampio interesse medico-sociale, tra cui la sterilità. Nel 1989 un caro amico, socio del Rotary Torino Sud Est, mi ha invitato a parlare delle “Tecniche di riproduzione assistita”, che da 5-6 anni erano applicate anche all’Ospedale S. Anna di Torino e per le quali avevo riserve (che persistono tuttora, suffragate dai dati via via disponibili), soprattutto in relazione alla manipolazione degli embrioni. Qualche settimana dopo sono stato invitato alla conviviale per il decennale del Club. Contrariamente ad alcuni preconcetti, ho conosciuto un ambiente tutt’altro che chiuso ed elitario. Dopo l’ammissione al Club questa impressione si è sempre più confermata: amicizia, assenza di preclusioni ideologiche, interessi culturali, e soprattutto impegno in attività di servizio, alcune molto importanti, svolte dai soci in prima persona. Per 25 anni ho partecipato, sempre con grande piacere, alla vita del Club, assumendone anche la presidenza. Negli ultimi 5 anni sono stato coinvolto anche nell’attività del nostro Distretto 2031: è stata la scoperta di una nuova dimensione, un nuovo impegno, personale e professionale.

Quali i principali obiettivi del tuo percorso professionale?
Come in altri settori della Medicina, la Ginecologia Endocrinologica affronta problematiche per le quali è possibile la prevenzione (primaria: ridurre il rischio di inizio della malattia; secondaria: intercettare la malattia nelle fasi iniziali, per un tempestivo intervento terapeutico), basata sull’informazione. Soprattutto, mi hanno attratto le connessioni tra ginecologia, osteoporosi e anoressia. Per questo, con l’adesione di esponenti della società civile e di colleghi, ho promosso l’istituzione nel 1986 della Lega Osteoporosi Piemonte (successivamente Fondazione per l’Osteoporosi) e nel 2003 dell’Associazione Prevenzione Anoressia Torino (Pr.A.To.). In particolare, un problema di sempre maggiore attualità sono le conseguenze del drive for thinness, ovvero la sollecitazione all’ipersnellezza che porta a restrizioni alimentari. Queste restrizioni comportano, oltre a un maggior rischio di anoressia, il blocco del flusso mestruale (amenorrea) e, soprattutto nelle adolescenti, problemi per le ossa con osteoporosi e rischio di frattura già in età giovanile.

Un problema anche del mondo giovanile: come affrontarlo?
A partire dall’anno scolastico 2014-2015 si è avviata, nelle Scuole superiori del Piemonte, con il sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale e il contributo, tra gli altri, del Rotary Torino Sud Est, la “Campagna di sensibilizzazione e il Concorso sulla prevenzione dell’Osteoporosi e i rischi dell’Anoressia”. Nel frattempo, sono stato coinvolto dal Governatore nella gestione della “Campagna di prevenzione dell’HPV” e scopro così le grandi potenzialità della dimensione distrettuale: poter infatti contare sull’operatività dei Club sul territorio è un prezioso valore aggiunto. Pertanto, a partire dall’anno scolastico 2016-2017 la “campagna/concorso” è stata condotta con la collaborazione diretta dei Rotary club distribuiti su tutto il territorio distrettuale e con il sostegno del Distretto 2031 che l’ha inserita tra i suoi principali Programmi (Programma Scuole Osteoporosi Anoressia, PSOA). L’impegno diretto dei club consiste nel fornire medici per gli incontri di approfondimento e/o le consulenze alle classi, e specialisti per gli incontri con insegnanti e genitori. Questa impostazione è proseguita, affinandosi, negli anni successivi, anche con l’adesione di club del Distretto 2032. Ogni anno sono stati incontrati non meno di 1200 ragazzi, altri 400 sono stati informati tramite attività di peer education da parte delle cinque classi vincitrici del concorso. Per l’anno in corso, vi è la disponibilità di medici appartenenti a 21 club distribuiti in tutto il Piemonte (16 del D.2031 e 5 del D.2032) e sono già programmati interventi in 30 classi.

Qual è stato l’approccio con i giovani, non sempre disposti ad ascoltare?
L’argomento è delicato ma di agevole presentazione da parte di professionisti adeguatamente coordinati e aggiornati, in quanto affronta il problema dell’anoressia in modo indiretto, evitando discussioni d’ordine psicologico (difficili da gestire, se non da pochissimi, e quindi non proponibili su ampia scala), ma semplicemente trattando della principale conseguenza organica del sottopeso. Tutti i rotariani che sono intervenuti nelle scuole hanno riscontrato attenzione e interesse da parte degli allievi, soprattutto su argomenti poco noti come la triade delle atlete (carenza nutrizionale, amenorrea, osteoporosi).
Un metodo efficace. E la finalità ultima dell’iniziativa?
Il fine è diffondere tra i ragazzi una cultura di maggior attenzione e rispetto nei confronti delle esigenze del proprio organismo, nel tentativo – il più realistico e promettente tra quelli sinora proposti su ampia scala – di contrastare la spinta all’ipersnellezza che è spesso la premessa dell’anoressia. Si tratta di un percorso di educazione alla consapevolezza, e anche ai valori dell’etica, che vede la professionalità di tanti rotariani impegnata proficuamente.

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